È il viaggio in Basilicata di Michele Palazzi e Alessandro Penso ad aver vinto il primo premio della sezione Project Launch di Center, organizzazione no-profit di Santa Fe (New Mexico, Stati Uniti) che supporta e promuove progetti fotografici. Abbiamo posto qualche domanda ai fotografi.
Come nasce Migrant Workers Journey?
Dall'urgenza di denunciare lo sfruttamento degli irregolari, fondamento della lobby del mercato.
Abbiamo attraversato il sud dell'Italia insieme ai braccianti seguendo i loro spostamenti durante le stagioni di raccolta: Afragola (Na), Castel di Principe (Ce), Castel Volturno (Ce), l'agro foggiano, Rosarno (Rc), la pianura di Gioia Tauro (Rc) e la Basilicata. Strada facendo abbiamo registrato condizioni lavorative e abitative al limite dell'immaginazione.
Le foto premiate sono solo una parte del lavoro e descrivono la condizione dei lavoratori stagionali a Boreano, nei pressi di Venosa (Pz). Costretti a lavorare 12 ore al giorno per 25 euro, non riescono a risparmiare niente da mandare a casa. Abitano in case spoglie, senza acqua né elettricità e, in balìa dei loro padroni e nell'assenza di qualunque diritto, sopravvivono a stento.
Perché la Basilicata?
Perché lo stato di emergenza in questa regione è particolarmente gravoso. Perché qui più che in altri posti lo Stato è assente, l'illegalità diffusa, la pioggia di soldi pubblici confusa, lo sfruttamento dei braccianti usanza antica e sempre attuale.
È da premettere che la nostra inchiesta comincia parecchio tempo prima della "nuova emergenza sbarchi" e dello scandalo mediatico scoppiato durante il nostro lavoro senza condizionarlo troppo. In breve: questa primavera il centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio insieme a quello di Santa Maria Capua Vetere (Cs) e Chinisia (Tr) viene trasformato in Centro di identificazione e di espulsione temporaneo, i cosiddetti Cie. 10 milioni di euro stanziati per gestirli fino alla fine dell'anno, di cui 6 destinati a lavori di ristrutturazione; gare d'appalto previste, nessuna. A giugno Repubblica pubblica un video girato dai reclusi a Palazzo San Gervasio insieme all'articolo di Raffaella Cosentino penetrata nel centro nonostante il divieto di accesso alla stampa. Nel video la tensione è palpabile, l'articolo azzarda paragoni con Guantanamano e scoppia il caso. Gli esponenti politici locali si dissociano dalle misure decise a Roma, due settimane dopo il Cie viene chiuso, i reclusi in parte rimpatriati e in parte trasferiti in altri centri.
A questo aspetto va aggiunto il fatto che il controllo sui prezzi esercitato dalle multinazionali non solo impedisce agli agricoltori di elargire paghe migliori, ma spesso li costringe ad abbandonare alcune coltivazioni rese impraticabili dal mercato assassino.
La tipologia di raccolta, inoltre, detta le modalità di reclutamento, scandisce la giornata, definisce le paghe e il tempo di permanenza dei braccianti. Durante la raccolta delle arance si "sfiora il frutto", cioè si raccoglie solo se è maturo; quella dei pomodori invece dipende dalla condizione del terreno. Negli aranceti i braccianti possono restare fermi giorni in attesa della seconda raccolta, nei campi di pomodori se il terreno è asciutto vengono sostituiti dai macchinari che analizzano lo stato di maturazione tramite fotocellule, sradicano le piante e smistano il prodotto nei cassoni.
La Basilicata sembra essere terreno fertile di illegalità e incertezza di sorte.
Giovani delle rivoluzioni, clandestini, braccianti, uomini. Ritraete i soggetti nei gesti quotidiani. Qual è stato il vostro rapporto? Come vi siete guadagnati la loro fiducia?
Questa è stata la parte più difficile di tutto il lavoro. La maggior parte di loro vive da clandestino e ha come prima regola quella secondo cui meno ci si espone, meglio è. Alla fine ha prevalso il fattore umano, l'affezione reciproca che ci ha fatto stringere con alcuni un sincero rapporto di amicizia. Abbiamo seguito le trafile burocratiche per l'ottenimento del permesso di soggiorno di Bandie, per fare un esempio. Trovare in quello scenario di miseria e privazioni tanta gentilezza e ospitalità è stato sconcertante. La forza fisica e spirituale che nei giorni del Ramadan li faceva inchinare a pregare durante la pausa e a mangiare solo dopo il calare del sole saranno difficili da dimenticare.
Perché l'uso combinato di fotogramma fisso e video?
La complessità della tematica e l'accumularsi di dettagli ci hanno fatto dubitare dell'esaustività della parte iconografica. Procedendo nel lavoro e facendoci man mano sempre più consapevoli del valore del materiale raccolto abbiamo voluto affidare al video l'intera parte contenutistica. Il multimedia è stato selezionato al concorso Cross Media del Festival di Bellaria, mentre l'intero materiale che stiamo organizzando in un documentario di 35' verrà presentato alla VIII edizione di FotoLeggendo da Tiziana Faraoni, photo editor de L'Espresso.
Siete tornati da poco da Santa Fe dove è stata allestita la vostra mostra al New Museum of Art. Come hanno reagito gli americani alla tematica?
L'immensa frontiera che si estende dalla California al Texas attraverso l'Arizona e il New Mexico viene traversata ogni anno da oltre 500mila clandestini. I Border Patrol ubbidiscono agli ordini e spesso gli capita pure di ammazzare. Nonostante l'amministrazione di Obama abbia sospeso i finanziamenti destinati alla costruzione del Mexican Wall la politica vigente resta dura.
In New Messico non sono estranei ai problemi di confine, ecco. Ciò che li ha stupiti guardando il nostro lavoro è stato piuttosto l'atteggiamento lassista dello Stato italiano. Le notizie che gli arrivano sulla nostra politica estera si limitano a parlare di Lega e di accordi con la Libia di Gheddafi.
Avete vinto il premio work in progress, il progetto continuerà?
Tra qualche settimana raggiungeranno le coste del sud Italia altri lavoratori stagionali. Quella di agosto sarà l'ultima stagione del nostro viaggio lungo un anno.
Migrant Workers Journey è un progetto di:
Michele Palazzi (Roma, 1984) dopo aver conseguito il master triennale alla Scuola Romana di Fotografia inizia a lavorare come fotografo professionista concentrandosi sulle minoranze etniche, dalla comunità cattolica Dalit in India alla comunità Rom italiana. Grazie a un progetto a lungo termine sugli effetti del terremoto in Abruzzo ottiene il premio giornalistico Enzo Baldoni. Nel 2011 vince il premio Project Launch del Center Santa Fe con il progetto Migrant Workers Journey.
Vive a Roma ed è rappresentato dall'agenzia Prospekt.
michelepalazziphotographer.com
Alessandro Penso (Velletri, 1978) è ancora studente di Psicologia clinica a La Sapienza quando ottiene una borsa di studio in fotogiornalismo alla Scuola Romana di Fotografia. Grazie ai suoi lavori,ottiene il premio PDN Photo Student, è finalista a Photoespaña, viene selezionato dal Fotofestival di Roma per realizzare un lavoro collettivo su Roma ed è vincitore del PDN Photo Annual 2010. Nel 2011 vince il premio Project Launch del Center Santa Fe con il progetto Migrant Workers Journey. Vive a Roma ed è rappresentato dall'agenzia OnOff Picture.
alessandropenso.com
L'autrice dell'intervista
Francesca Magistro (Torino, 1979) studente di Lingue e culture straniere tra Italia, Spagna e Germania si laurea con una tesi di antropologia visiva dal titolo Gli altrove immaginari: l'emigrazione lucana di mestiere, di fatica, di richiamo [altreitalie.it, 21847]. Si occupa da sempre di linguaggi, primo fra tutti quello fotografico. Vive e lavora a Londra.
Francesca Magistro su Lightstalkers