Mauro Bubbico, 14 ottobre 2011, ore 09:00

Con Giuliano Chimenti, Ivan Abbattista e Francesco Piarulli stiamo lavorando a un progetto di libro e calendario per la tipografia Antezza, dal titolo provvisiorio "Matera città futura"; contestualmente portiamo avanti una riflessione sul lavoro di Mario Cresci, sul suo metodo, le misurazioni e le sue ricerche a Matera e in Basilicata.
Ci siamo imbattuti in un piccolo catalogo di una mostra tenutasi a Roma alla fine del 1989 nella sede della A.A.M. / Coop Architettura Arte moderna: Manuali creativi. 4 modi di fare grafica: Mario Cresci, Alfredo De Santis, Roberto Pieracini, Gianfranco Torri. Si tratta di un piccolo catalogo formato A5, 16 pagine e stampato a un colore (nero) su carta vergata e grigia di fabbricazione. All'interno ci sono diversi testi tra cui quello di Giovanni Lussu: una riflessione sul senso delle immagini che qui vogliamo proporre perché ancora attuale. Il testo, oltre che per l'inaugurazione della mostra, fu scritto per salutare l'uscita dei primi quattro volumi della serie "Progetto grafico" diretta da Lussu per la Nuova Italia Scientifica. Ironia della sorte, quei libri sono oggi introvabili e la NIS sembra sia scomparsa dal panorama editoriale italiano. In compenso il nome "Progetto grafico" ha sostituito, in seguito, quello di "Notizie Aiap", il periodico informativo dell'Associazione dei progettisti grafici italiani, trasformatosi nel luglio 2003 nell'importante rivista di cultura del design grafico diretta da Alberto Lecaldano. A chi conosce PG non sfuggirà la relazione di questo articolo con la scelta editoriale che tende a privilegiare il testo e a considerare le immagini "figure" da leggere ma non fondamentali per approfondire le conoscenze, nella professione come nella vita. Lunga vita al "Progetto grafico".


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Manuali creativi. 4 modi di fare grafica. Catalogo della mostra, copertina, Roma 1989.


Immagini e realtà

di Giovanni Lussu

Il dualismo gnostico ha sottile durata.
Nelle formulazioni moderate (senza eoni, arconi, e tutto il resto del pensante armamentario) la questione è semplice, quasi di buon senso: la realtà fenomenica, percepibile con i cinque sensi, è pura apparenza, di qualità malvagia, opera di un demiurgo folle; oltre la superficie, dietro l'immagine, raggiungibile soltanto con la pietà, passione e disciplina, c'è la realtà dietro la realtà, il regno del dio lontano, fonte del vero e del bene.

I problemi sono poi molti, sulla continuità o meno tra il dualismo antico e quello medievale, sul peso di Mani, il profeta di Babilonia, nella teologia di Sant'Agostino, e se gli iconoclasti, i distruttori di immagini di Leone III Isaurico, non fossero piuttosto influenzati dall'esplosione islamica, o se il positivismo, come insinua Popper, sia stato una mossa del Maligno, e se la distinzione marxiana tra struttura e sovrastruttura non abbia lontana radice in quelle più remote e se lo gnostico moderno di maggiore statura sia stato Jung oppure Dick.
Comunque, in questa prospettiva, la collana "Il progetto grafico" potrebbe essere considerata un'impresa di sapore lievemente gnostico: oltre l'apparenza dell'attività grafica, dentro la superficie, dietro l'immagine fenomenica, nell'anamnesi dei processi, con lo svolgimento delle metodologie, il tenativo di ritrovare la realtà perduta.
Un'ennesima scaramuccia tra la Luce e la Tenebra (Luce più uno, Tenebra meno uno).

Avviare la collana è stato lungo e faticoso; per me sicuramente e in qualche misura anche per gli autori.
E a questo punto, in qualche ora notturna, viene in mente quell'osservazione di Gertrude Stein, che se è pesso vero che le cose significative richiedono molta pena, non è affatto detto che la molta pena sia garanzia che le cose siano significative.
Oppure il romanzo di Philip K. Dick The Galatic Pot-Healer (L'aggiusta-cocci galattico; l'edizione italiana, dal titolo Giù nella cattedrale, ha in appendice una magnifica intervista a Dick). L'eroe, Joe Fernwright, insoddisfatto restauratore di vasi in ceramica, affronta l'ignoto, in cerca di verità e bellezza. Sul pianeta dell'Aratore, dopo varie vicende, Joe incontra il glimmung, entità di antichissima saggezza, e si sposta a più alti livelli di conoscenza. Procede quindi a fabbricare un vaso, sintesi delle esperienze passate e espressione dell'illuminazione. Lo ritira infine dal forno, con guanti antitermici, e lo porta sotto la luce. "Valutava professionalmente la qualità artistica del vaso. Valutava ciò che aveva fatto, e, oltre a questo, ciò che avrebbe fatto, a cosa sarebbero somigliati i vasi a venire, il futuro dei quali gli giaceva davanti... Il vaso era orribile".

Marguerite Yourcenar induce Adriano a una piccola riflessione sui libri, Adriano ha passato tutta la vita tra i libri, gli sono stati compagni e amici, gli hanno insegnato ad ascoltare la voce umana, cosa farebbe, come potrebbe vivere senza libri; e ora guarda indietro, e avanti, e si domanda cosa abbiano a che fare i libri con la vita. E si risponde: ben poco, ben poco hanno i libri a che fare con la vita.
La riflessione, per quanto nuova, ha un certo suo fascino (ma, per la verità, quando alle mie libraie, che chiedevano un suggerimento per un motto da stampare su certi segnalibri, ho proposto il brano della Yourcenar, non ho incontrato molto entusiasmo; forse sembra una forma un po' eccessiva di understatement). Ma una delle condizioni che hanno resa possibile questa collana (a parte, ovviamente, la tenacia dell'editore, che qui doverosamente segnalo) è la convinzione che siano proprio i libri la vera matrice della grafica, e non i libri con le figure, ma i libri scritti, i libri da leggere.
La conclusione del sillogismo sarebbe facile: se i libri avessero poco a che fare con la vita, e se la grafica avesse molto a che fare con i libri, allora la grafica avrebbe poco a che fare con la vita.
Eppure noi siamo qui, con la grafica e con i libri (e con la vita, perché è comunque di questo che viviamo), e con Cresci, De Santis, Pieracini e Torri, e con la NIS e Francesco Moschini, a puntellare, non senza passione, le difese contro l'Oscuro Signore.

 

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Mario Cresci, manifesto immaginario, n° 1 A/1989.

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Alfredo De Santis, storyboard, 1989.

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Roberto Pieracini, ricerca di base per uno studio di imballi, Olivetti 1988.

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Gianfranco Torri, percorso iconografico, Sisifo 1989.

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