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Franco Mazzoccoli, 29 gennaio 2011, ore 13:00

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In questi giorni si parla e si scrive molto del film di Antonio Albanese, uno dei comici più bravi che il nostro bel paese si vanta di avere e del suo personaggio Cetto La Qualunque, ricalcato sulla figura del presidente del Consiglio italiano.
Si è detto che il suo personaggio, con la sua comicità volgare, presuntuosa, arrogante, sia imitazione di titolari di imprese edilizie locali, che sicuramente ognuno di noi conosce: personaggi pieni di sé, intrallazzisti, così cafoni da intercalare nei loro pseudo-discorsi la frase “che cazzo capisci tu”, convinti di poter comprare tutto e che tutte le persone sono acquistabili, “dipende dal prezzo”. Buzzurri arricchiti.

Sono quei personaggi di paese che trovano come naturale sbocco alla loro prepotenza il fare politica, il candidarsi in un partito qualsiasi, non importa quale, o il costituirne uno nuovo, per continuare a far soldi nella più pura e spudorata illegalità, lo “scendere in campo”. È la storia chissà quante volte raccontata di un boss – che sia meridionale o settentrionale ha poca importanza – che, per difendere il suo piccolo impero di abusi edilizi ed evasioni fiscali, si candida a sindaco.
Si possono trovare esempi del genere nel cinema italiano. Per tutti valga la figura del costruttore Eduardo Nottola, protagonista de Le mani sulla città di Francesco Rosi. Si è anche affermato che la realtà di questi ultimi giorni ha largamente superato la fantasia di Albanese, di Giulio Manfredonia, dei suoi collaboratori e di altri autori che si sono confrontati sullo stesso argomento, che la realtà supera l’immaginazione.
Sarà forse vero, ma di fronte al film di Nanni Moretti, di cui sono state selezionate alcune memorabili scene, questa convinzione vacilla.
Nel film Il caimano, uscito sugli schermi italiani nel lontano 2006, non solo si anticipano fatti che siamo costretti a vivere in questi giorni, ma addirittura parole che colpiscono i nostri timpani non abituati ad ascoltare simili cretinate. Il personaggio descritto da Nanni Moretti è così perfetto nella sua potenza da far pensare che i politici attuali, così poveri di idee e così maledettamente tronfi del loro potere tanto da non accorgersi che perdono sempre l’occasione buona per stare zitti, lo abbiano preso come esempio da imitare. Un personaggio di finzione che diventa un personaggio reale! Un pupazzo che vuole essere uomo. Un mondo virtuale che vorrebbe diventare reale.
Ci auguriamo che personaggi che si credono così potenti diventino succubi del loro stesso gigantismo e della loro stessa finzione, così fragili da perdere le forze al ricordo di Rosebud, la slitta cara al cittadino Kane, protagonista di Quarto potere di Orson Welles.

 

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