Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 33. L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. [...]
Art. 34. La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. [...]
Dalla Costituzione della Repubblica Italiana
Mio zio Mario, insegnante elementare prima, direttore e ispettore didattico poi, aveva l’abitudine, ogni volta che aveva la possibilità di stare con me, di farmi domande, anche in latino e in greco, per conoscere il mio grado di apprendimento. Una volta, non ricordo più per quale motivo, pronunciai la parola exodus con l’accento sulla o. Mi fece subito notare che exodus si pronunciava con l’accento sulla e. Gli risposi, con arroganza e prepotenza, che al telegiornale avevano detto proprio exòdus e quindi anch’io mi sentivo autorizzato a pronunciare allo stesso modo. Guardandomi con benevolenza, ma anche con rimprovero perché mi chiedeva di ragionare e di fare tesoro di ciò che avevo imparato a scuola, mi disse: «Sì, però tu hai studiato!»
Questo episodio, a distanza di anni, mi ritorna alla mente dopo aver ricevuto, da un amico insegnante, fotografie, cartoline e un utile catalogo della bella mostra organizzata a Torino dal 18 febbraio al 16 aprile 2011. Nella presentazione, il coordinatore Carlo Palumbo sottolinea che si tratta di una mostra sulla scuola pubblica e di tutti, allestita nella prima capitale del processo risorgimentale in occasione della ricorrenza dell’Unità d’Italia, realizzata dal Primo Liceo Artistico, dal Liceo Artistico Passoni e dall’Istituto Professionale Steiner con la collaborazione dell’Archivio di Stato e di numerose scuole di Torino su iniziativa, proposta e progetto del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti di Torino.
I “frammenti di vite scolastiche” sono di supporto alla ricostruzione storica della scuola italiana che è stata segnata da interventi il più delle volte inopportuni, tendenti a sottomettere la cultura scolastica a esigenze di volta in volta cangianti, incapaci di comprendere le reali necessità e le esigenze degli studenti, costringendo gli insegnanti ad assumere ruoli difficilmente conciliabili con la loro professione che richiede totale dedizione a tramandare il sapere. Insegnanti del genere, qualunque sia l’opinione di un ministro della istruzione (senza la parola “pubblica”) o di un presidente del consiglio, io li ho conosciuti. Insegnanti che, se avessero potuto, avrebbero dormito anche a scuola, pur di essere presenti e pronti ad intervenire, con la loro preparazione, per risolvere qualsiasi problema proposto dai loro alunni. Potenza della scuola pubblica che non inculca ideologie ma che spinge gli allievi a confrontarsi con il mondo esterno, a metterlo in discussione, a mettersi in gioco, a sbagliare per poter capire di aver sbagliato, non rimanendo relegati nel ghetto della scuola privata, dove un eventuale barlume di intelligenza è frutto del denaro con il quale è possibile superare l’esame.
Considerazioni amare, ma necessarie derivanti anche dalla lettura del catalogo della mostra intitolata sapientemente Tra i banchi perché è proprio lì che nasce lo spirito critico e la cultura di ognuno di noi che ci aiuta ad ironizzare sulle fandonie quotidianamente ascoltate.
Leggendo le ricostruzioni delle varie fasi di intervento sulla scuola mi soffermo su una citazione tratta da Il libro della IV classe elementare, pubblicato a Roma nell’anno XIV dell’era fascista, a dimostrazione dell’intervento autoritario nella scuola e della sua inefficienza: “E poi ha istituito i Giovani Fascisti, gli Avanguardisti e i Balilla, che sono il buon seme dell'Italia futura. Si è Balilla dagli 8 ai 14 anni, Avanguardista dai 14 ai 18, per diventare poi Giovani Fascisti. Gli avanguardisti sono addestrati agli esercizi militari e condotti in crociere a visitare lontani paesi di dove tornano con gli occhi pieni di belle visioni, la mente arricchita di conoscenze d'uomini e cose, lo spirito illuminato e maturo alle iniziative. I Balilla si sveltiscono in giochi ginnici, e l'estate vanno al mare o ai monti di dove ritornano fortificati, innamorati della Patria, affezionati ai compagni, ed abituati a fare da sé. E Avanguardisti e Balilla imparano il dovere, la disciplina, il coraggio, e la fierezza di chiamarsi italiani”. Chiacchiere! Menzogne che vengono smentite da un’altra lettura di un articolo pubblicato su Il giornale d’Italia il 2 agosto del 1933, anche questo portavoce del regime, che descrive la gita degli avanguardisti di Matera a Montescaglioso, comune che dista appena diciotto chilometri dal capoluogo di provincia. Altro che crociera!
MATERA 1 – Passati in rivista dal Presidente del Comitato provinciale dell'Opera Nazionale Balilla di Matera, cav. prof. Francesco Salmè, l'altro ieri verso le otto, partirono per Montescaglioso 50 Avanguardisti di Matera accompagnati da due C. M. dell'Istituzione stessa. Il tratto che divide il punto di partenza e la mèta prefissa fu trascorso fra l'allegria degli Inni della Rivoluzione, che le giovani Camicie Nere lanciarono al cielo con passione e sincronia. Con massima disciplina si raggiunse la città. Erano ad attendere la falange materana tutte le organizzazioni giovanili di Montescaglioso, le autorità fra cui il benemerito Commissario al Comune cav. Biagio Lupo, il Segretario del Fascio dott. Mattone, il facente funzione di Presidente del Comitato comunale dell'O.N.B. capo manipolo prof. Enrico Palumbo e le capo centurie delle Piccole e Giovani Italiane signora Aurora Casella e sig.ra Teresa Pugliese. Preceduti dal concerto municipale dapprima gli Avanguardisti di Matera si recarono nella Piazza ove sorge il Monumento ai Caduti della Grande Guerra per deporre una corona di alloro. Dopo il minuto di raccoglimento prese la parola il Segretario del Fascio che si limitò a ringraziare il solerte Presidente del Comitato provinciale di avere onorato la sua cittadina di una visita delle balde giovinezze del capoluogo. Conchiuse il suo dire: «Mi sento onorato di salutare come primo esteriore atto della mia carica le giovanissime Camicie Nere che sono le speranze dell'Italia di Mussolini, i futuri militi della Causa Fascista».
Dopo questa cerimonia fu data libertà agli Avanguardisti, che fraternizzando con i colleghi della città ospite, visitarono ed ammirarono le bellezze che quel Comune racchiude nelle sue mura. Nulla ad essi sfuggì, dagli avanzi secolari alle opere più moderne, dall'arte all'industria. Molto si aggirarono nella monumentale sede podestarile, poiché essendo nell'antico monastero di S. Angelo vi è da apprezzare un interessantissimo chiostro dalle monumentali colonne dai capitelli di valore scultoreo eccezionale, dall'insieme che dà una simmetria di elementi tutta speciale. Il presidente cav. Salmè, accompagnato dal segretario provinciale prof. Porcari dagli ufficiali Cuscianna e Gambetta insieme al Segretario del Fascio visitarono l'asilo ed il nido materno e i vari uffici di loro pertinenza. All'ora stabilita dal Comandante la colonna gli avanguardisti consumarono militarmente il frugale rancio assistiti dai superiori e dalle autorità che si compiacquero del vivo senso di disciplina che anima la giovane milizia. Alle sedici nella palestra del Comitato comunale dell'O. N. B. ebbe luogo alla presenza di un folto pubblico la dimostrazione degli esercizi del prossimo concorso Dux, al quale Matera insieme alle squadre degli altri comuni della provincia anche quest'anno parteciperà con un numero maggiore degli anni precedenti. Fra gli alalà al Duce, all'on. Ricci, al prefetto di Matera e i canti della Rivoluzione gli avanguardisti di Matera alle ore 19 hanno fatto ritorno in sede.
Spaventoso! Una “falange” di “camicie nere” che canta “inni della rivoluzione”, con “disciplina” esegue gli ordini impartiti da un “capo manipolo” o da “un capo centuria” deponendo una “corona d’alloro” e che come “futuri militi” consuma “militarmente il frugale rancio” pronta a partecipare con gli “alalà” al “concorso Dux” e, mi sia permesso, a prepararsi per il bunga bunga al quale sono stati invitati! Proprio quello che desidererebbe la scolaretta linda e pinta, quella del “so tutto io”, pronta ad abbaiare agli ordini del padrone che vorrebbe appiattire il nostro sapere e la nostra cultura, una cultura che nessun programma televisivo può sostituire o inculcare.