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Mente locale
Incontro con Mauro Bubbico
Progetto e contesto, storie e racconti da una remota periferia culturale
Giovedì 30 maggio, ore 15
Aula Magna, Via Taro 14, Roma
Rufa, Rome University of Fine Arts
A cura di Mario Rullo
con la collaborazione di Genny Di Bert e Gianluca Vicini
Guardare pensare progettare
Se prima c'erano le regole dei terzi o la sezione aurea a esprimere coordinate per muoversi all'interno della composizione di uno spazio visivo, oggi i progressi nel campo delle neuroscienze permettono un modo più consapevole e preciso di approcciarsi alla materia.
Anzitutto, bisogna sapere cosa si intende per "guardare". Non "vedere", e già quello non è questione di sole pupilla e retina. «Guardare significa prestare attenzione, osservare con in testa una qualche volontà», laddove intervengono processi cognitivi che coinvolgono miliardi di neuroni e si trascinano dietro millenni di evoluzione. Si guarda in maniera sinestetica, si investono dunque i sensi (che non sono soltanto cinque...) e, soprattutto, intervengono modelli culturali a interpretare le informazioni e costruire la visione. Ma questo, come il fatto che sia la mente a comporla (in molti casi, ad anticiparla per una questione di abitudine e probabilità) probabilmente lo sapevamo già e ora ne abbiamo scientifico riscontro. Quello di cui invece non eravamo a conoscenza è che esistono neuroni e programmi mentali che raccolgono il parallelismo, i contorni, addirittura ce ne sono di specifici per riconoscere i volti, le mani e per rintracciare il movimento.
Frankenstein
Gianni Sassi (Varese 1938, Milano 1993) è stato un grafico e soprattutto un intellettuale di primissimo piano nel panorama italiano e non degli anni 60-90. Una personalità straordinaria ed eclettica, autore di progetti geniali e di infinite iniziative in ogni campo, tutte al di fuori di ogni possibile omologazione, un cultore delle avanguardie artistiche del Novecento, futurismo, surrealismo, dadaismo, situazionisti, Fluxus.
Sta zitto e continua a servire!
Disegnatore dalla penna pungente e cronista della vita quotidiana, George Grosz (Berlino, 1893-1959) non fu mai semplice testimone della realtà del suo tempo, ma usò il disegno per smascherare e denunciare ipocrisie e finzioni della società tedesca contemporanea: «L'arte del disegno – era solito dire – può essere un'arma efficace contro il medioevo brutale e la stupidità degli uomini del nostro tempo, a condizione che venga esercitata da una volontà decisa e da una mano esperta». Dopo esperienze cubiste e futuriste, pubblicò la prima raccolta di disegni, caratterizzati da un segno abbreviato e incisivo, uno stile tagliente, suscitando scandalo e indignazione negli ambienti borghesi per la intenzionale volgarità dei soggetti trattati. Nel 1917, con John Heartfield e Wieland Herfelde poco più che ventenni, fondò la casa editrice Malik che attraverso la pubblicazione di libri, riviste e cartelle contro lo spirito politico del periodo gli costò diverse denunce e condanne per diffamazione dell'esercito e per divulgazione di scritti osceni e blasfemi. Dal 1918 aderì al dada berlinese, che utilizzò come strumento crudo e inquietante di denuncia del militarismo e della borghesia della Germania.
I disegni di Sta zitto e continua a servire!, Siate sottomessi all'autorità e Discesa dello Spirito Santo provocano un processo per vilipendio della religione che, attentamente seguito da intellettuali e artisti, si protrae dal 1928 al 1931, in un susseguirsi di sedute, sentenze, appelli e revisioni, con un cospicuo ricorso a esperti, con sequestri, proteste pubbliche, difese dei "sani sentimenti popolari" ma anche delle libertà di espressione artistica. Alla fine si ordina di distruggere il disegno di Cristo con tutti i documenti; per il resto Grosz viene assolto.
La realtà a colpi di ascia
Di che cosa sono fatti i disegni di Roland Topor?
Certamente della stessa sostanza dei sogni, di quelli che si insinuano bizzarri nel dormiveglia, se si è mangiato troppo, come accadeva al piccolo Nemo goloso di torte ai lamponi, oppure, più probabilmente, di quelli terribili che a notte alta fanno balzare in piedi, pieni di angoscia. Paradossalmente una delle poche immagini che abbia un soggetto dichiaratamente onirico è anche la meno efficace. Si tratta di "E li chiamano sogni" del 1974, una beffarda constatazione delle creature che fittamente popolano i sogni di non meglio precisato giovanotto. Inevitabile si fa la citazione del famoso quadro del pittore svizzero Füssli, l'Incubo, quello che Freud teneva ben visibile appeso nel suo studio (ammonimento o sfottò?). E altrettanto inevitabile si fa l'interrogativo sulle influenze e i legami del disegnatore polacco nei confronti di chi prima di lui ha saputo evocare demoni o angosce, da Bosch a Bruegel, da Kubin a Magritte.
Il lavoro ai tempi di internet
Una mia amica ha scritto su facebook che per lei è solo a febbaio che inizia l'anno nuovo. Se così è, allora si possono ricominciare le pubblicazioni sul blog mostrando come Stefania Lusini, illustratrice dal talento innegabile, racconta i mesi dell'anno per Intema srl, azienda di tecnologie informatiche lucana. Valga da buon auspicio.
Il lapis e lo stregone
Va dato atto e merito ai pionieri del graphic design, che hanno iniziato il faticoso percorso a ridosso della seconda guerra mondiale, degli incredibili progressi che il g.d. ha compiuto nella sua trasformazione da"pittura pubblicitaria", considerata arte minore, a quello che è diventato, decollando verticalmente dopo gli anni '60 e per tutti gli anni a seguire sino ad oggi, nella sua trasformazione, in una vera e propria disciplina scientifica.
Lo sviluppo della segnaletica, della cartografia, dell'archigrafica, della grafica applicata alla comunicazione sociale, nel design dei francobolli, delle monete, nella descrizione per immagini dei fenomeni scientifici e statistici, tutto sostenuto da solidi studi sul cromatismo, sulla percezione ottica, sull'architettura del carattere ed altro ancora.
Divieto di affissione
Utilizzare i muri del quartiere per esporre, come se fossero le pareti di una galleria. Ipotizzare un nuovo spazio urbano in cui i muri delle case, come le pagine di un giornale, diventino un modo per fare informazione, per raccontare storie, di casa nostra, e anche per aprire – come una sorta di televisione di strada – finestre sul mondo. È la doppia scommessa con cui si misura Divieto di affissione, progetto pensato per un quartiere di Torino, il Quadrilatero romano.
Le guerre di Nando
Nando Sessa oggi ha 11 anni, vive a San Lucido, in provincia di Cosenza, e frequenta la prima media. I suoi nonni ne raccolgono i disegni dal 2006, quando di anni Nando ne aveva appena sei. Le "guerre di Nando", come le chiama nonno Rino, sembrano essere innumerevoli, tutte tratte dai suoi giochi di guerra: indiani, cowboy e soldatini di ogni tipo. Storie costruite con i giocattoli che seguono poi una direzione tutta loro e trovano realizzazione nel disegno. Da queste illustrazioni che dimostrano inequivocabilmente un talento innato, potremmo dire genetico, vengono talvolta ricavati dei segnalibri.