El Capro
El Capro falcetto-diavoletto congiunge il carnevale di San Constantino Albanese e il rito del falcetto di San Giorgio Lucano. È la sintesi di tutti i carnevali della Basilicata. Rappresenta il mascheramento dell'azione del mietere: i mietitori si comportano come se l'operazione fosse in realtà una battuta di caccia al capro. Il titolo del manifesto è una strofa della Canzone della Rabata, anonima testimonianza letteraria di dolore e di ribellione, di rampogna e di minaccia.
Se hai bisogno, dimmelo
Le miniere a cielo aperto, le infinite potenzialità narrative nascoste nei piccoli centri di provincia hanno trovato un loro esploratore in Peppe Lomonaco, un appassionato di storie di gente comune che ha raccolto una sessantina di interviste di persone nate o residenti nel suo paese, Montescaglioso. Il frutto della sua ricerca è confluito nella raccolta intitolata Se hai bisogno, dimmelo. Il titolo, estrapolato da una delle testimonianze, vuole evidenziare il clima comunitario e solidaristico in cui quelle vite si sono svolte e, nello stesso tempo, dar conto del tono colloquiale che caratterizza la raccolta.
Per quanto riguarda il mestiere o professione, abbiamo la seguente situazione: cinque agricoltori, nove artigiani, due braccianti, due commercianti, un docente universitario, un frate missionario, un impiegato, due imprenditori, due insegnanti, ventiquattro operai, un pastore, un sindacalista, due tecnici e tre trasportatori. Tali qualifiche si riferiscono a quella che è stata l'attività prevalente – tutti hanno fatto mediamente due o tre altri lavori – mentre adesso moltissimi sono pensionati.
Devozione&guarigione
La salute è uno stato precario che non promette niente di buono.
Guido Ceronetti
Duecentodue euro per una visita cardiologica completa, trecentonovantunomilacentoventisettevecchielire, all’ospedale di San Carlo, intramoenia, visita allergologica centoquaranta euro all’ospedale della Madonna delle Grazie, crema lenitiva trentanoveuro farmacia Santospirito, viaggio a Medjugorje euro trecentosettantotto, totale eguale il costo di trenta secondi di fuochi pirotecnici di fattura italiana scoppiati in un botto.
Guarire costa un occhio, per modo di dire, fra medici e medicine.
San Rocco da taumaturgo, guariva gratis; non lo faceva per soldi ma per amore.
Storie parallele
Non è stato in silenzio: Paolo Verri ha solo lasciato che un altro uomo e un'altra storia raccontassero quello che sta succedendo oggi a Matera, inghiottendo le parole che non poteva pronunciare, sperando fino all'ultimo che qualcosa cambiasse.
Il probabile addio del direttore che si sta consumando in queste ore è stato già palpabile una settimana fa, la mattina del 3 ottobre, quando, in un incontro senza telecamere, senza microfoni e senza tweet – tranne quei pochi dello stesso Verri che riletti ora hanno l'eloquenza di una sentenza –, alla presenza del sindaco De Ruggieri, Mauro Berruto è stato invitato a tenere una lezione su come si costruisce una squadra affiatata, determinata e coesa per centrare l'obiettivo. Insomma, quello che dovrebbe fare Matera e che ha in parte già fatto per raggiungere il primo, difficile traguardo.
San Rocco, il cane e il pane
Il mondo sussiste per l’intelligenza del cane.
Zarathustra nell’Avesta, testo sacro della religione mazdeista
Beati i costruttori di pane.
In tutta l’iconografia san Rocco, tranne in una immagine che adesso non ricordo, è rappresentato con il cane Oreste o Reste; preferisco Reste, che fa più Rex ma evoca anche Rusty di Rin Tin tin e non ha niente a che fare con lo sdolcinato Lassie, i due cani della nostra infanzia che hanno allevato la nostra fantasia in bianco e nero.
Canzone della Rabata
La Rabata è tutta ruvinata
Andiamo facendo o frate o frate.
Promettono le strade e le latrine
Poi fanno le chiazzette a l'assassine.
Adda fernesce sta cuccagne
E se non ce volite sta
Le mazzate hann'a' cammina.
Ce chiammeno zulù e beduine
Ca nuie mangiamme assieme le galline.
Int'a' Rabata non ce so signore
Nun c'è Turati né Santoro
Nuie simme a' mamma d'a' bellezza
Nun simme né trifugghie e neanche avezza.
Voi che fate l'intelligente
Non capite proprio niente.
Se non fosse pe' li cafoni
Ve mangiassive li cuglioni.
Citto citto
Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna, Siena.
Domani, venerdì 17 ottobre 2014, alle ore 17, si saprà chi sarà la capitale europea della cultura 2019.
Un'opportunità unica. In bocca al lupo a Matera, a tutti noi!
I soprannomi contadini condensano nel giro di un'immagine un episodio saliente della biografia personale o un tratto fisico o un aspetto del carattere, e per questa loro risoluzione fantastica dei fatti dell'esistenza sfiorano talora la poesia.
Fronda d'ulivo
di Montescaglioso, locandina per il programma culturale di agosto.
Mauro Bubbico, 2014.
"Fronda d'ulivo" è una canzone epico-lirica il cui centro di origine è probabilmente da ricercarsi nell'Italia centrale e la cui area di diffusione sinora accertata si spinge nel nord fino in Romagna e in Istria e nel sud fino alla Puglia e alla Basilicata. Nella versione lucana, la protagonista "Fronda d'ulivo", nonostante sia innamorata di Cundu Scielle, riceve dal padre l'imposizione di disporsi alle nozze con Cuntu Maggi. Scapperà la prima notte di nozze per raggiungere il suo amato.
Editoria e cultura a chilometro zero
Negli ultimi anni un crescente numero di persone ha cominciato a dedicarsi alla narrazione del nostro territorio soprattutto attraverso la forma del racconto o del romanzo. Personalmente credo che questo sia un fatto positivo, un elemento che dà la misura dell'attaccamento alla propria terra e alla propria storia. Non ci si interessa a ciò che ci è indifferente, a ciò che non sentiamo. Ben vengano quindi tante altre opere di ispirazione paesana o regionale. C'è posto per tutti.
San Rocco l'étranger
San Rocco era un pellegrino, ossia uno "straniero".
Un pellegrino, cioé uno straniero, è il patrono del mio paese, quindi: straordinario, anzi miracoloso.
Peregrinando peregrinando, attraversando campi e percorrendo tratturi, Rocco diventò Santo in terra straniera – nemo sanctu in patria? – in un epoca abbastanza buia, quando il diritto internazionale delle genti era affidato alla buona fede.